martedì 26 giugno 2012

«O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio!».

 In Dio vi è scienza allo stato perfettissimo. A Analisi di ciò bisogna considerare che gli esseri conoscitivi si distinguono dagli esseri non conoscitivi in questo, che i non conoscitivi hanno solo la propria forma, mentre quelli dotati di conoscenza sono fatti per avere anche le forme delle altre cose, poiché in colui che conosce si trova l‘immagine dell‘oggetto conosciuto. Quindi è chiaro che la natura degli esseri non conoscitivi è più ristretta e più limitata, mentre quella dei conoscitivi è di maggiore ampiezza ed estensione. Per tale motivo il Filosofo [De anima 3, 8] dice che «l‘anima è in certo qual modo tutte le cose». Ma la limitazione della forma viene dalla materia. Per questo anche sopra [q. 7, aa. 1, 2] abbiamo detto che le forme, quanto più sono immateriali, tanto più si accostano a una certa infinità. È dunque evidente che l‘immaterialità di un essere è la ragione della sua natura conoscitiva, e che la perfezione del conoscere dipende dal grado di immaterialità. Per questo Aristotele [De anima 2, 12] dice che le piante non sono dotate di conoscenza a causa della loro materialità. Il senso invece è conoscitivo per la sua capacità di ricevere le immagini delle cose senza la materia; l‘intelletto poi lo è ancora di più, in quanto maggiormente staccato dalla materia e senza misture, come dice Aristotele [De anima 3, 4]. Quindi, essendo Dio nel sommo grado di immaterialità, come appare chiaro da ciò che precede [q. 7, a. 1], ne viene che egli è all‘apice del conoscere. (San Tommaso d'Aquino, Summma Theologiae, Argomento 14, Articolo 1)

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