Chiarisce il Catechismo della Chiesa Cattolica:
Davanti a Pilato Cristo proclama di essere venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità. Il cristiano non deve vergognarsi « della testimonianza da rendere al Signore » (2 Tm 1,8). Nelle situazioni in cui si richiede che si testimoni la fede, il cristiano ha il dovere di professarla senza equivoci, come ha fatto san Paolo davanti ai suoi giudici. Il credente deve « conservare una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini » (At 24,16)
In maniera analoga:
Socrate porta a compimento il suo intento pedagogico ed etico. Pur avendo l'occasione di fuggire, Egli si riconferma un uomo giusto.
Riporto uno stralcio del dialogo tra Socrate e Critone.( L'opera Apologia di Socrate-Critone è stata scritta da Platone).
Socr :Ora, ci è mai possibile vivere con un corpo malandato e corrotto?
Crit : Assolutamente no.
Socr : E ci sarebbe possibile vivere se fosse corrotta quella parte di noi che viene guastata dall'ingiusto, mentre dal giusto riceve giovamento? O giudichiamo inferiore al corpo quella parte di noi, qualunque essa sia, che è di pertinenza della giustizia e dell'ingiustizia?
Crit : Niente affatto.
Socr : La giudichiamo, allora, superiore?
Crit : E di molto.
Socr : Allora, carissimo, dovremo curarci di cosa dirà di noi non la gente, ma colui che di giusto e ingiusto se ne intende, lui solo è la verità stessa. Quindi non è corretta, in primo luogo, questa tua proposta di curarci dell'opinione della gente sul giusto, il bello, il buono e il loro contrari.
Crit : Socrate, è vero.
Socr: Ma, mio meraviglioso amico..... Rifletti adesso se resta vero o meno che estremamente importante è non tanto vivere quanto vivere bene.
Ammiro la forza d'animo e la saggezza di Socrate in tutto quanto egli fece, disse - e non disse. Questo ateniese, spirito maligno e ammaliatore, beffardo e innamorato, che faceva tremare e singhiozzare i giovani più tracotanti, non fu soltanto il più saggio chiacchierone che sia mai esistito: fu altrettanto grande nel tacere. Avrei voluto che anche nell'ultimo momento della vita fosse restato silenzioso: allora, forse, sarebbe appartenuto a una categoria di spiriti ancora più elevata. Fosse stata la morte o il veleno, la religiosità dell'animo, o la malvagità - certo è che qualche cosa, all'ultimo momento, gli sciolse la lingua, e lui disse: "Critone, sono in debito d'un gallo ad Asclepio". Queste ridicole e terribili "ultime parole" significano per chi ha orecchie: "O Critone, la vita è una malattia!". Possibile? Pessimista un uomo par suo, che visse serenamente e sotto gli occhi di tutti, come un soldato? Non s'era appunto preoccupato d'altro che di far buon viso alla vita, e per tutta la durata di essa aveva tenuto nascosto il suo giudizio ultimo, il suo più intimo sentimento! Socrate, Socrate ha sofferto della vita! E se ne è anche vendicato - con quelle parole velate, atroci, pie e blasfeme! E per di più Socrate sentì la necessità di vendicarsi? Mancava forse alla sua straricca virtù un granello di magnanimità? Ah, amici! Noi dobbiamo superare i Greci!
RispondiEliminaF. Nietzsche