lunedì 9 luglio 2012

Se Dio voglia il male...

Scrive S. Agostino [Lib. LXXXIII quaest. 3]: «L‘uomo non diventa mai peggiore per l‘influsso di un uomo saggio; ma Dio è al disopra di tutti i sapienti: molto meno, dunque, uno può diventare peggiore per influsso di Dio. E quando si dice influsso di Dio si dice volontà di Dio». Quindi non è per volontà di Dio che un uomo diventa peggiore. Ora, è chiaro che per qualsiasi male una cosa diventa peggiore. Quindi Dio non vuole il male.
Dimostrazione: Siccome la nozione di bene coincide con la nozione di appetibile,  e siccome il male è l‘opposto del bene, è impossibile che una cosa cattiva, in quanto tale, sia oggetto di desiderio da parte dell‘appetito naturale, o di quello animale, o di quello intellettivo, che è la volontà. Una cosa cattiva però può essere oggetto di desiderio indirettamente, in quanto è unita a un bene. E ciò si riscontra in ognuno dei [tre] generi di appetiti. Infatti una causa fisica non ha [direttamente] di mira la privazione o la distruzione [che di fatto produce], ma una forma alla quale è legata la privazione di un‘altra forma, o la generazione di un essere che comporta la distruzione di un altro essere. Come anche il leone, nell‘uccidere un cervo, mira direttamente al cibo, al quale è congiunta l‘uccisione dell‘animale. E allo stesso modo il fornicatore cerca il piacere, al quale è unita la deformità della colpa. Il male però che si presenta unito a un dato bene è privazione di un bene d‘altro genere. Quindi un male non sarebbe mai desiderato, neppure indirettamente o accidentalmente, se il bene a cui è congiunto il male non fosse più
desiderato di quel bene che il male esclude. Ora, Dio nulla desidera più della sua stessa bontà; ci sono però dei beni che egli preferisce ad altri. Per cui il male della colpa [il peccato], che allontana dal bene divino, Dio non lo vuole in alcun modo. Invece egli può volere quel male che è una deficienza della natura, o il male della pena, quando vuole un bene a cui è unito quel male: come nel volere la giustizia vuole la pena, e volendo la conservazione dell‘ordine naturale vuole che certi esseri naturalmente periscano.

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