Ogni agente agisce per un fine: altrimenti dall‘operazione non potrebbe risultare un effetto piuttosto che un altro, se non per caso. Ora, l‘operante e il soggetto paziente come tale hanno l‘identico fine, ma sotto aspetti diversi: infatti ciò che l‘agente mira a imprimere e ciò che il paziente intende ricevere sono una sola e identica cosa. Ora, ci sono degli esseri che nell‘imprimere attivamente la propria azione ne ricevono anche [un perfezionamento], e tali sono gli agenti imperfetti: è naturale quindi che essi nell‘agire mirino ad acquistare qualcosa. Ma al primo agente, che è pura attualità, non si può attribuire l‘operazione fatta per giungere al possesso di un fine: egli invece mira soltanto a comunicare la propria perfezione, che è la sua stessa bontà. E ogni creatura tende a raggiungere la propria perfezione, che è una somiglianza della perfezione e della bontà divina. Così dunque la bontà divina è la causa finale di tutte le cose.
(Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae)
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