Il libro IV della "Repubblica" può essere considerato come la conclusione del grande dibattito sulla giustizia che aveva conosciuto i momenti più importanti nello scontro fra Socrate e Trasimaco, nel libro I, e nel libro II avendo come interlocutori dello scontro dialettico oltre al filosofo di Atene anche Adimanto e Glaucone.
Il concetto di giustizia rappresenta "per la società quel che la salute è nel corpo". Quindi un ordine, un rapporto gerarchico fra elementi diversi.
Riporto una breve parte del testo platonico:
" La giustizia... è quacosa che riguarda veramente l'io e le sue funzioni, una condotta tale da non permettere che ogni parte di sé svolga funzioni altrui e che invece l'individuo disponga bene ciò che gli è realmente proprio, esercitando il potere su di sé, che significa anche ordine interiore e amicizia con se stesso, e armonizzando le tre parti (tripartizione dell'anima) esattamente come le tre note dell'armonia, la più bassa, la più alta e la media, ed eventualmente altre intermedie se ne esistono."
Dal rapporto gerarchico si delineano anche i concetti di "virtù e vizio". C'è da specificare che la virtù platonica è legata interamente alla polis.
Socrate:" Produrre giustizia non significa istituire fra le parti dell'anima un rapporto reciproco, conforme a natura, di comando e sottomissione; ingiustizia, invece, una situazione in cui le urne esercitano e le altre subiscono il potere contro natura?"
Glaucone: " Certo"
Socrate: " La virtù dunque, a quanto sembra, è una sorta di salute, di bellezza, di vigore dell'anima, il vizio malattia, bruttezza, debolezza"
Glaucone: "Così è"
Socrate: " E non accade anche che le belle attività conducano all'acquisizione della virtù, quelle vergognose al vizio?"
Glaucone " Per forza"
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