Tutti sono d‘accordo nel riconoscere che Dio è onnipotente. Ma il difficile sta nell‘assegnare la ragione dell‘onnipotenza, poiché quando si dice che Dio può tutto resta in dubbio che cosa si comprenda sotto questo termine collettivo [tutto]. Se però si esamina bene la cosa, siccome potenza si dice relativamente ai possibili, quando si dice che Dio può tutto non si può intendere meglio di così: che può tutto ciò che è possibile, e che per questo è detto onnipotente. Ora, secondo il Filosofo, il termine possibile è preso in due sensi. Primo, in relazione a una potenza particolare: come ciò che è sottoposto alla potenza umana è detto possibile all‘uomo. Ma non si può dire che Dio è onnipotente perché può tutto ciò che è possibile alla natura creata: poiché la potenza divina si estende molto oltre. E se d‘altra parte uno dicesse che Dio è onnipotente perché può tutto ciò che è possibile alla sua potenza, farebbe un circolo vizioso nello spiegare l‘onnipotenza: con ciò infatti non si verrebbe a dire nient‘altro che questo: che Dio è onnipotente perché può tutto ciò che può. Resta dunque che Dio sia detto onnipotente perché può tutte le cose che sono possibili. E questo è il secondo senso in cui si prende il termine possibile. Ora, una cosa è detta possibile o impossibile, assolutamente parlando, secondo il rapporto dei termini: possibile quando il predicato non ripugna al soggetto, come [nell‘espressione]: Socrate siede; assolutamente impossibile invece quando il predicato ripugna al soggetto, come [nell‘espressione]: l‘uomo è un asino. Bisogna però considerare che, siccome ogni agente produce un effetto simile a sé, a ogni potenza attiva corrisponde un possibile come oggetto proprio, secondo la natura dell‘atto su cui si fonda la potenza attiva: p. es. la potenza
calorifica si riferisce, come al proprio oggetto, a ciò che è suscettibile di essere riscaldato. Ora l‘essere divino, su cui si fonda la ragione della potenza divina, è l‘essere infinito, non limitato a un qualche genere di enti, ma avente in sé, in antecedenza, la perfezione di tutto l‘essere. Quindi tutto ciò che può avere ragione di ente è contenuto tra i possibili assoluti, a riguardo dei quali Dio viene detto onnipotente. Ma nulla si oppone alla ragione di ente al di fuori del non ente. Quindi alla ragione di possibile assoluto, oggetto dell‘onnipotenza divina, ripugna solo ciò che implica in sé l‘essere e il non essere simultaneamente. Ciò, infatti, è fuori del dominio della divina onnipotenza: non per un difetto della potenza di Dio, ma perché non ha la natura di cosa fattibile o possibile. Così tutto ciò che non implica contraddizione è contenuto tra quei possibili rispetto ai quali Dio è detto onnipotente; tutto ciò che invece implica contraddizione non rientra sotto la divina onnipotenza, in quanto non può avere la natura di cosa possibile. Quindi è più esatto dire: ciò non può essere fatto, piuttosto che dire: Dio non lo può fare. — E questa spiegazione non contrasta con le parole dell‘Angelo [l. cit. nel s.c.]: «Nessuna parola è impossibile a Dio». Infatti ciò che implica contraddizione non può essere una parola: poiché nessun intelletto può concepirlo.
(S. Tommaso, Argomento 25, Articolo 3)
Chi può sfuggirti, che tu abbia afferrato e sfiorato col tuo sguardo severo? Non vo' fuggire quando tu mi afferri, perchè distruggere tu non vuoi soltanto! Io so che tu attraversi ogni esistenza, nulla d'intatto lasci sulla terra: vivere senza te sarebbe bello, ma degno sei anche tu d'essere vissuto! Certo non sei un fantasma della notte, tu vieni, e allo spirito ricordi la sua forza: nella lotta i più grandi furon grandi, fissi alla meta, sulle vie più impervie. Perciò, o dolore, in luogo della gioia sol la vera grandezza tu puoi darmi, vieni dunque, lottiamo petto a petto vieni, foss'anche per la vita, porta via con te la felicità sognata, e quanto è indegno di sforzi infiniti. Su un uomo vero non avrai vittoria, se anche il petto ai tuoi colpi denuda e crolla, abbattuto alla morte: del grande spirito non sei che il piedistallo!". Lou Salomè, Inno al dolore.
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