Intorno
a questo argomento cadde in errore l‘abate Gioacchino [da Fiore] il
quale, considerando che a motivo della sua semplicità Dio non è altro
che l‘essenza divina, sosteneva l‘ortodossia di questa espressione:
l‘essenza genera l‘essenza, messa alla pari di quest‘altra: Dio genera
Dio. — Ma in ciò egli si ingannava: affinché un‘espressione corrisponda a
verità non si deve guardare solo al significato, ma anche al modo di
significare. Ora, sebbene Dio e divinità realmente indichino la stessa
cosa, non è però uguale il loro modo di esprimerla. Infatti il termine
Dio indica l‘essenza divina come esistente in un soggetto, e proprio per
questo suo modo di esprimerla può normalmente designare la persona:
quindi al termine Dio si può unire come predicato quanto è proprietà
delle persone, e dire: Dio è generato, o Dio genera. Invece la voce
essenza, per il suo modo di esprimere, non può designare la persona:
poiché serve a indicare la divinità come forma astratta. Quindi quanto è
proprio delle persone e serve a distinguerle tra di loro non può essere
attribuito all‘essenza: poiché ricadrebbe sull‘essenza la distinzione
che c‘è fra le persone.
Tommaso d'Aquino (Summa Theologiae)
Tommaso d'Aquino (Summa Theologiae)
Nessun commento:
Posta un commento