giovedì 18 aprile 2013

Luce di verità...

Studiando il Libro VI de "La Repubblica" di Platone...

La verità è immutabile! È la luce della vera conoscenza, cioè del vero sapere, che noi tutti dobbiamo ricercare. Qualora mancasse la verità non si parlerà più di conoscenza, ma di un falso sapere, che condiziona la vita e la ricerca umana del proprio essere, della sua vera natura. Dunque,dobbiamo condurre il nostro pensiero alla ricerca della vera sapienza, illuminata da una costante "luce di verità".

Riporto una breve parte del dialogo.

Socrate: Sai che gli occhi quando vengono rivolti verso oggetti i cui colori non sono più illuminati dalla luce del giorno, bensì da quella notturna, si indeboliscono e sembrano quasi ciechi, come se non possedessero più la chiarezza della vista?
Glaucone: Certo
Socrate: Quando invece, penso, si rivolgono verso oggetti che il sole illumina vedono distintamente e appare che questi stessi occhi possiedono tale chiarezza.
Glaucone: Si
Socrate: Allo stesso modo concepisci così anche il comportamento dell'anima: quando si fissa saldamente su ciò che è illuminato dalla verità e dall'essere, allora lo pensa e lo conosce e si manifesta nella pienezza del pensiero; quando invece si volge a ciò che comporta oscurità- allora opina e s'indebolisce, mutando su e giù le sue opinioni, e sembra ormai non aver più pensiero.


lunedì 15 aprile 2013

Riflettendo sulla giustizia divina...

L‘atto della giustizia consiste nel dare ciò che è dovuto. Ma Dio non è debitore a nessuno. Quindi a Dio non si addice la giustizia.

In contrario a questa affermazione sta scritto: " Giusto è il Signore, ama le cose giuste"

Riflettiamo sul concetto di giustizia divina. E analizziamo parimenti di che tipo è.
San Tommaso d'Aquino, nella Summa Theologiae, (Argomento 21, Articolo 1)
chiarisce:

"Vi sono due specie di giustizia. La prima consiste nel mutuo dare e ricevere: come quella che si ha nella compra-vendita e negli altri scambi o commutazioni del genere. E questa dal Filosofo [Ethic. 5, 4] è chiamata giustizia commutativa, cioè regolatrice degli scambi o commutazioni. Tale giustizia non può essere attribuita a Dio poiché, come dice l‘Apostolo [Rm 11, 35]: «Chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio?». L‘altra [specie di giustizia] consiste nel distribuire [o amministrare], e prende il nome di giustizia distributiva: a norma di essa chi governa o amministra dà a ciascuno secondo il merito. Ora, come il buon ordine che regna in una famiglia o in qualsiasi moltitudine organizzata dimostra che in colui che governa c‘è tale specie di giustizia, così l‘ordine dell‘universo, che appare tanto nella natura quanto negli esseri dotati di volontà, dimostra la giustizia di Dio. Perciò Dionigi [De div. nom. 8] dice: «Bisogna scorgere la vera giustizia di Dio nel fatto che egli dà a tutti ciò che loro conviene secondo il grado di ciascuno degli esseri esistenti, e che conserva la natura di ogni essere nel proprio ordine e nel proprio valore".

domenica 14 aprile 2013

La verità...


I rispettivi articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica chiariscono il concetto e il bisogno che gli uomini hanno della verità! Pensieri e azioni devono protendere sempre verso la verità!

2467 L'uomo è naturalmente proteso alla verità. Ha il dovere di rispettarla e di attestarla: « A motivo della loro dignità tutti gli uomini, in quanto sono persone, [...] sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità conosciuta e ordinare tutta la loro vita secondo le esigenze della verità ». 

2468 La verità in quanto rettitudine dell'agire e del parlare umano è detta veracità, sincerità o franchezza. La verità o veracità è la virtù che consiste nel mostrarsi veri nei propri atti e nell'affermare il vero nelle proprie parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall'ipocrisia.

Collegando questi due articoli con una breve parte della "Repubblica" di Platone possiamo delineare la vera figura del filosofo.
Riporto una breve parte del dialogo.

Socrate: Le nature filosofiche amano un sapere che renda loro manifeste parti di quell'essenza che è sempre e non vaga sottoposta alla vicenda del nascere e del perire...
Socrate: (riferendosi ad Adimanto), e forse potresti trovare qualcosa di più proprio al sapere che non la verità?
Adimanto: E come?
Socrate: È dunque possibile che la stessa natura sia amica del sapere e insieme della falsità?
Adimanto: In nessun modo
Socrate: Chi è realmente amico del sapere deve perciò fin dalla prima giovinezza desiderare quanto è più possibile tutti gli aspetti della verità.

Dunque,il vero filosofo deve possedere queste qualità: Sincerità e rifiuto di accettare in alcun modo il falso, anzi l'odio per esso e l'amore per la verità.


L'uomo necessita di una buona educazione...

Studiando il Libro VI della "Repubblica" di Platone...

Il migliore può trasformarsi in peggiore!
Quando?

Riporto una breve parte del dialogo.

Socrate: Sappiamo che ogni seme o pollone, sia vegetale sia animale, che non possa avere l'alimento e il clima e il luogo di cui abbisogna, quanto più è forte tanto più ha bisogno delle molte cose che gli sono necessarie: il male è infatti più opposto a ciò che è bene, che a ciò che non è bene.
Adimanto: Come no?
Socrate: È dunque logico, penso, che la natura migliore, in condizioni di allevamento non appropriate, risulti peggiore di una mediocre.
Adimanto: Logico
Socrate: E allo stesso modo non affermeremo, Adimanto, che anche le anime per natura più dotate, se tocca loro una cattiva educazione divengono straordinariamente cattive? O pensi che le grandi ingiustizie, la malvagità intemperante, vengano da una natura mediocre e non piuttosto da una vigorosa, rovinata dall'allevamento, mentre una natura debole non potrà mai essere responsabile né di grandi beni né di grandi mali?
Adimanto: No, è così.

venerdì 5 aprile 2013

La giustizia è anche rapporto gerarchico...

Il libro IV della "Repubblica" può essere considerato come la conclusione del grande dibattito sulla giustizia che aveva conosciuto i momenti più importanti nello scontro fra Socrate e Trasimaco, nel libro I, e nel libro II avendo come interlocutori dello scontro dialettico oltre al filosofo di Atene anche Adimanto e Glaucone.
Il concetto di giustizia rappresenta "per la società quel che la salute è nel corpo". Quindi un ordine, un rapporto gerarchico fra elementi diversi. 

Riporto una breve parte del testo platonico:

" La giustizia... è quacosa che riguarda veramente l'io e le sue funzioni, una condotta tale da non permettere che ogni parte di sé svolga funzioni altrui e che invece l'individuo disponga bene ciò che gli è realmente proprio, esercitando il potere su di sé, che significa anche ordine interiore e amicizia con se stesso, e armonizzando le tre parti (tripartizione dell'anima) esattamente come le tre note dell'armonia, la più bassa, la più alta e la media, ed eventualmente altre intermedie se ne esistono."

Dal rapporto gerarchico si delineano anche i concetti di  "virtù e vizio". C'è da specificare che la virtù platonica è legata interamente alla polis.

Socrate:" Produrre giustizia non significa istituire fra le parti dell'anima un rapporto reciproco, conforme a natura, di comando e sottomissione; ingiustizia, invece, una situazione in cui le urne esercitano e le altre subiscono il potere contro natura?"
Glaucone: " Certo"
Socrate: " La virtù dunque, a quanto sembra, è una sorta di salute, di bellezza, di vigore dell'anima, il vizio malattia, bruttezza, debolezza"
Glaucone: "Così è"
Socrate: " E non accade anche che le belle attività conducano all'acquisizione della virtù, quelle vergognose al vizio?"
Glaucone " Per forza"

mercoledì 3 aprile 2013

Il miracolo del Mar d'Azov...



Legato ad un’ancora e gettato nel Mar Nero, il corpo di S. Clemente fu recuperato da una tomba sotto il livello del mare e successivamente venne dato sepoltura in un’isoletta. Una volta l’anno, per un miracoloso defluire della marea, questa tomba riappariva alla popolazione. Accadde però che  un bambino fu inghiottito dalla marea montante, ma solo per essere ritrovato l’anno seguente da sua madre, sano e salvo nella tomba al momento della sua annuale riemersione.

martedì 2 aprile 2013

Convertitevi con cuore sincero...

Il nostro Signore Gesù Cristo, che dà a tutti la giusta ricompensa, vi renda merito delle vostre fatiche. Guardatevi da ogni male, fuggite i pericoli, in qualunque luogo abbiate a recarvi o a dimorare. Noi, con tutti i nostri fratelli, benché siamo indegni, pregheremo sempre l'eterno Dio Padre e il Figlio suo Gesù Cristo e la gloriosa sua madre, la Vergine Maria, che vi aiutino sempre e vi guidino alla salvezza dell'anima e del corpo, e vi facciano progredire di bene in meglio fino alla fine.

D'altra parte, fratelli, vi esorto e vi prego, quanto posso, di esser prudenti e diligenti circa la salvezza dell'anima vostra, pensando che la morte è sicura per tutti, che la vita è breve e altro non è che fumo che presto svanisce.

Ricordatevi della passione del nostro Signore e Salvatore e pensate quanto infinito fu quell'ardore che discese dal cielo in terra per salvarci, che per noi soffrì tanti tormenti e subì la fame, il freddo, la sete, il caldo e ogni umana sofferenza, nulla rifiutando per amor nostro e dando esempio di perfetta pazienza e di perfetto amore. Siamo dunque tutti pazienti nelle nostre avversità e sopportiamole con amore, pensando che Gesù Cristo nostro Signore soffrì tanti affanni e tribolazioni per gli altri.

Deponete dunque ogni odio e ogni inimicizia, guardatevi diligentemente dalle parole più aspre e, se ne uscissero dalla vostra bocca, non vi rincresca trarne il rimedio dalla stessa bocca da cui vennero inferte quelle ferite. E così perdonatevi a vicenda e poi non pensate più all'ingiuria arrecatavi. Il ricordo della malvagità è infatti ingiuria, colmo di follia, custodia del peccato, odio della giustizia, freccia rugginosa, veleno dell'anima, dispersione della virtù, tarlo della mente, confusione dell'orazione, lacerazione delle preghiere fatte a Dio, abbandono della carità, chiodo infisso nelle nostre anime, peccato che non viene mai meno e morte quotidiana.

Amate la pace, perché è molto meglio di qualsiasi tesoro che i popoli possano avere. Sappiate certo che i nostri peccati muovono Dio all'ira. Per questo correggetevi e pentitevi dei vostri peccati passati, poiché Dio vi aspetta a braccia aperte. Ciò che nascondiamo al mondo, non si può nascondere a Dio: convertitevi sinceramente. Vivete in tal modo da ricevere la benedizione del Signore e la pace del Dio nostro Padre sia sempre con voi.

San Francesco di Paola, Epis. del 1486