mercoledì 16 ottobre 2013

Il piacere...

Quando noi dunque diciamo che il fine è il piacere, non intendiamo i piaceri dei dissoluti e dei gaudenti- come credono certuni ignoranti o dissidenti, o che mal ci comprendono- ma il non soffrire quanto al corpo e non essere turbati quanto all'anima. Perché non simposi o feste continue, né godersi giovanetti e donne, né pesci od altro che offre mensa sontuosa, rendono dolce la vita, ma sobrio giudizio che indaghi le cause di ogni scelta o avversione e discacci gli errori onde gli animi son colmi di ogni inquietudine. Di tutte queste cose è principio ed il massimo bene la prudenza, e perciò anche più pregevole della filosofia è la prudenza, origine di tutte le altre virtù, perché ci insegna che non c'è piacevole se non saggia e bella e giusta, ( né saggia, bella e giusta) se non piacevole. E certo le virtù sono connaturate a vita felice, e la felicita ne è inseparabile.

Epistola a Meneceo, Epicuro