martedì 7 gennaio 2014

Virtù o fortuna?

A torto il genere umano si duole della propria natura perché, debole e di breve durata, è dominata più dal caso che dal valore. Se si vi riflette, al contrario, non si troverà al mondo cosa più alta e mirabile; ciò che manca alla natura umana non è il bigore, non è il tempo, è la costanza nell’operare. La vita dell’uomo scorre sotto la guida, il dominio dello spritio e quando, percorrendo il sentiero della virtù, procede verso la gloria, possiede forza, ptoere, fama, fortuna; ma, del resto, non c’è bisogno di fortuna, poiché non è essa che possa infondere onestà e tenacia o altre doti morali ad alcuno né toglierle a chi le ha. Ma se, schiavo di basse cupidige, l’uomo affonda nell’ozio e nel piacere dei sensi, dopo essersi giovato per breve tempo di voluttà deleterie e aver dissipato neghittosamente in esse forza, tempo e ingegno, allora se la prende con la debolezza della natura: ciascuno, infatti, imputa le proprie colpe alle circostanze. Ma se gli uomini dedicassero al bene l’impiego che mettono nella ricerca di cose disdicevoli, inutili e spesso anche pericolose e dannose, anziché trovarsi in balia dei casi della vita sarebbero loro a dominarli; e raggiungerebbero tale eccellenza da diventare, per loro gloria, da mortali a immortali.Dato infatti che gli esseri umani si compongono di corpo e anima, tutte le nostre inclinazioni tendono o alla natura del primo o a quella della seconda: bellezza, ricchezza, vigore e altre cose del genere sfumano rapidamente, ma le opere egrege dell’igegno sono, come l’anima, eterne. I pregi del corpo, i doni della fortuna, come hanno avuto un inizio, così avranno una fine; tutto ciò che nasce muore, tutto ciò che cresce declina. Ma lo spirito incorrotto, eterno, signore del genere umano, muove e regola ogni cosa e nulla può dominare su di esso. Tanto più dunque, suscita sbigottimento la perversità di coloro che, dediti ai piaceri dei sensi, trascorrono l’esistenza nel soddisfarli e, senza far nulla, lasciano intorpidire nell’ignoranza, senza esercitarli, l’intelligenza, che rappresenta ciò che la natura umana possiede di più nobile...

Sallustio, La guerra giugurtina